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Verso il 21 Marzo, Donne Costruttrici di Pace: la storia di Emanuela Loi

EMANUELA LOI: (Cagliari 9 ottobre 1967- Palermo 19 luglio 1992)

Agente della polizia di stato scomparsa nella strage di via D’Amelio

Emanuela fu la prima donna poliziotto a essere uccisa in servizio

 

Cenni biografici

Emanuela viveva a Sestu in provincia di Cagliari. Voleva fare la maestra e per questo aveva scelto gli studi magistrali. Poi però, una volta diplomata decise di cambiare strada. Entrò nella Polizia di Stato nel 1989 e frequentò il 119° corso presso la scuola Allievi Agenti di Trieste.

Amava la sua terra e sarebbe voluta tornare lì accanto alla sua famiglia e ad Andrea il ragazzo con il quale progettava di costruire la vita futura.

Destinazione Palermo

La destinazione per il suo primo e anche ultimo incarico fu Palermo.

La trincea della guerra alla mafia.

Era una tiratrice scelta ed era affascinata dall’idea di lavorare alle sezione scorte, alla quale nonostante il rischio enorme che questa scelta comportava, aveva chiesto di essere destinata.

Prima che ciò avvenisse le erano stati affidati altri compiti dedicati. Tra questi proteggere l’abitazione dell’allora Onorevole Sergio Mattarella, futuro presidente della repubblica, cui il 6 gennaio del 1980 era stato assassinato il fratello Piersanti.

Poi finalmente il tanto agognato incarico al servizio scorte. Nel giugno del ’92, a poche settimane dalla strage di Capaci le fu affidato il compito di proteggere la vita di Paolo Borsellino.

Appena il giudice la vide, avrebbe detto: “E lei dovrebbe difendere me? Dovrei essere io a difendere lei”.

Lei capì che sarebbe stata durissima. Ma non ne ebbe paura. La sua preoccupazione principale invece era che non ne soffrissero i suoi cari. E forse per questo evitò di dire loro la verità

La famiglia scoprì della strage dalla televisione, mentre aspettava con ansia una telefonata da parte di Emanuela. Quando si seppero i nomi delle vittime, nessuno poteva credere al fatto che la ragazza fosse morta così tragicamente.

Memoria viva

Paolo Borsellino ed Emanuela Loi sono stati accomunati dallo stesso tragico destino, ma anche dallo stesso forte senso del dovere,

«Se ho scelto di fare la poliziotta non posso tirarmi indietro. So benissimo che fare l’agente di polizia in questa città è più difficile che nelle altre, ma a me piace».

Emanuela – come i suoi colleghi e il magistrato che proteggevano – è stata insignita della Medaglia d’oro al valor civile.

Dopo la morte di Emanuela i familiari si sono dedicati a tenere viva la memoria della loro amata figlia e sorella, accanto a Libera e a centinaia di altri familiari di vittime innocenti delle mafie, in un percorso quotidiano di testimonianza civile.

A Sestu, suo paese natale, le sono stati dedicati una via con targa commemorativa e un murales. Il murales raffigura al centro Emanuela e dei bambini che la guardano e le dedicano un pensiero in linea con l’esempio che ha lasciato: Vogliamo crescere liberi, mettendo a frutto i nostri meriti, i nostri studi, le nostre capacità.

La scheda bibliografica è a cura di Sandra Basti
Presidio di Libera Pavia, Rossella Casini e Marcella di Levrano

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